LA COLTIVAZIONE DEL KAKI
In Italia la coltura del kaki si sviluppa su una superficie di circa 3.000 ettari, da cui si ricava una produzione vicina alle 50.000 tonnellate. Le regioni più importanti per questo frutto sono la Campania, da cui proviene circa il 50% del prodotto nazionale, e l'Emilia-Romagna (38%).
Le numerose varietà coltivate possono essere classificate in base alle caratteristiche della polpa dei frutti al momento della raccolta. Si distinguono, così:
- frutti costanti alla fecondazione: la polpa dei frutti presenta le medesime caratteristiche, sia nei kaki fecondati, che in quelli non fecondati. Alcune varietà (Fuyu, Suruga, Hana Fuyu e Kawabata) possono già essere commestibili al momento della raccolta, in quanto non sono astringenti, mentre altre varietà (Hachiya, Fugi e Lycopersicon) richiedono un periodo di maturazione della polpa prima del consumo.
- frutti variabili alla fecondazione: quelli fecondati presentano polpa scura, non astringente e possono, quindi, essere consumati immediatamente. I frutti non fecondati, invece, possiedono polpa chiara, astringente e non sono immediatamente commestibili. Appartengono a questo secondo gruppo le varietà Kaki Tipo, Vainiglia, Amankaki ed Aizumishirazu.
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